lunedì 22 maggio 2017

La serata degli STORPIONS

Una serata decisamente "particolare" quella dell'esordio degli Storpions. Il pubblico non era particolarmente adatto ad ascoltare versioni completamente stravolte ed inacidite di cover classiche rock e blues... Come dire: non tutte le performance live prendono la piega desiderata ed il verso giusto: non tutte le ciambelle riescono con il buco... 

E' come quando ti trovi a suonare il liscio in un centro sociale punk o a fare musica punk in una balera romagnola... 

Ho l'impressione poi che stia diventando sempre più difficile proporre qualcosa di particolarmente innovativo. Le fughe in avanti mi pare che non vengano capite e apprezzate: la gente vuole le cover tali e quali e basta. La cosa che mi meraviglia è il gusto musicale delle generazioni più giovani: sentono cose che nemmeno mia nonna avrebbe mai ascoltato... Una sorta di "Nillapizzismo" contemporaneo, ma sempre "Nillapizzismo" è...

Boh...

Comunque noi la nostra parte l'abbiamo fatta nei limiti posti dalle condizioni ambientali semi proibitive. La Rickenbacker 660 è andata ottimamente sui suoni puliti: meno sul distorto perchè la gente rumoreggiava... Il suono più aggressivo e psichedelico l'ho dovuto smorzare talmente tanto che il sound finale alla fine non era più un gran che...

La Ric 360/12 non l'ho potuta nemmeno usare...

Evabbbbèèè....



lunedì 15 maggio 2017

E' il momento degli STORPIONS!!!!!


Venerdì prossimo (19 maggio) ci sarà la prima uscita della mia nuova combricoletta musicale (adesso si chiama: "progggetto" con tre g). Si tratta degli "Storpions". Il repertorio che proponiamo è decisamente insolito e particolare. Abbiamo smontato alcuni pezzi classici della tradizione rock, blues e pop (c'è anche qualche classico della musica "itagliana"): li abbiamo rimontati secondo i nostri gusti personali modificando, in alcuni casi pesantemente, la struttura melodica e modificato radicalmente l'arrangiamento originale. Da qui deriva anche il nome: siamo degli storpiatori di canzoni altrui e abbiamo anche un nome che è a sua volta una storpiatura...

Il risultato è a dir poco "anomalo". In pratica si tratta di un complicato lavoro di ri-composizione di questi brani: cosa che richiede molto lavoro, una certa dose di creatività, coraggio e ingegno e, lasciatemelo dire, una discreta faccia come il c...(bip!)

Se la cosa sia buona o meno, francamente non so dirlo: vedremo venerdì la reazione del pubblico. Immagino che molti faranno fatica a riconoscere le canzoni originali e forse storceranno il naso: maccchissenefrega! L'importante è sperimentare, osare, usare la fantasia...

Per certi aspetti questa idea è una sorta di reazione alla piaga del coverismo sterile e piatto che per lo meno va di moda dalle mie parti. Ormai gira gente che con uno sforzo minimo si mette a suonacchiare delle copie pare-pare delle canzoni: siamo al limite del karaoke (ovvero il peggio, del peggio, del peggio). Purtroppo la gente è contenta perchè si ac-contenta del primo che passa: inoltre la cultura musicale va scemando (in tutti i sensi: anche quello dello scemo....). Ovviamente i locali si adeguano ai gusti un po' scarsetti del pubblico. Infatti facciamo fatica a proporre 'sta roba. Ma noi insistiamo....

Io ho sempre scritto canzoni e mi è sempre piaciuto proporre il mio materiale originale. Poichè però la musica fatta di canzoni originali oggi come oggi non va (almeno qui, in questa valle di lacrime dove suono io) con questo escamotage alla fine facciamo effettivamente delle cover, ma in pratica sono "altro": sono delle canzoni nuove, riscritte ex novo. Insomma, uniamo l'utile al dilettevole.

Ecco quindi gli Storpions. Siamo per il momento in due: tastiera e chitarra. Con la tastiera viene suonato anche il basso. In attesa che mio figlio esca indenne dagli esami di maturità, procediamo per ora con la batteria elettronica. Il fatto di essere un duo è anche un esito inevitabile: al musicista medio se gli dici di stravolgere i pezzi gli viene l'enterocolite acuta. Nessuno vuole "osare": nessuno ha voluto unirsi a noi in questo lavoro. Devo dire che il tastierista in questione è un musicista con i "controcavoli". Con poche prove e un'intesa gigantesca abbiamo messo insieme un repertorio di 35 pezzi sconvolti. del resto ci definiamo: gli StravolgiCover...


PS: ovviamente io andrò ampiamente Rickenbacker-munito...

PPSS vediamo se a breve riuscirò a mettere qualche demo di 'sta roba, tanto per dare un'idea di quello che facciamo


martedì 2 maggio 2017

MXR M68 Uni-Vibe

Distrutto dalla disperazione a causa del fruscio insostenibile (più simile ad una tempesta di bora triestina che ad chorus), ho deciso di disfarmi del Nano Clone della Electro Harmonix. Di solito non rivendo mai quello che ho acquistato (tranne una vecchia ed insuonabile 12 corde acustica della EKO circa un miliardo di anni fa...): in questo caso non ce l'ho proprio fatta a tenermi questo "pedalino" (il confronto con un calzino è appunto calzante), Nemmeno messo su uno scaffale o per terra da una parte. Non ce l'ho fatta... Non si poteva proprio usare. Inoltre il suono del chorus in generale cominciava a darmi un certo fastidio: quel sound così anni '80 (un periodo che detesto anche se poi i decenni successivi sono forse stati anche peggiori), così progressive, è proprio lontano anni luce da me. 

Sorry, ma ho dovuto chiedere il divorzio.

Ho deciso quindi di permutarlo in qualche modo anche per cercare di far fruttare la spesa un po' cretina che avevo fatto a suo tempo. Certo le cose che ho scritto sul Nano Clone su questo blog le confermo e le sottoscrivo: tuttavia dovevo darlo via, farmelo valutare qualcosa e rimpiazzarlo con un pedale decente. 

La cosa non si è dimostrata per niente facile: nessuno lo voleva indietro nonostante fosse immacolato, con la sua scatola in perfette condizioni. Nemmeno una righina, una scalfittura, un'ombra. Praticamente nuovo. Del resto: come avrebbe potuto essere altrimenti? Non si poteva usare: grazie al cavolo che era nuovo.... Nessuno lo valutava, nessuno lo voleva: in alcuni negozi ne ho trovati altri disposti pigramente sullo scaffale, usati, come il mio, ma perfettamente nuovi, perchè i proprietari non li avevano potuti usare: proprio come me...

Alla fine un negozio me lo ha valutato e anche piuttosto bene devo riconoscere: questa è la prova provata che Dio esiste e, dall'alto dei cieli, ci osserva e soprattutto ascolta le suppliche dei musicisti. Vista la valutazione molto soddisfacente ho proceduto all'acquisto di un pedale che, per un nostalgico come il sottoscritto, non può mancare in una pedaliera dal gusto un po' retrò e vintage. Ho preso il pedale MXR M68 Uni-Vibe.

Questo pedale in pratica è una specie di effetto del genere "rotazione", del tipo, con le dovute proporzioni, "leslie" per chitarra. In termini molto generali, ma veramente molto generali, è una specie di chorus-vibrato-phaser dal sound molto anni '60. Piuttosto usato alla fine infatti degli anni '60 e primi '70 l'Uni-Vibe (originariamente prodotto da UNIVOX), questo effetto fa pesare il suo sound su brani di Jimi Hendrix e dei Pink Floyd.

Questo pedale della MXR ovviamente è la versione moderna, compatta e decisamente economica di quel leggendario pedale. Si presenta piuttosto semplice da usare visto che il tutto è gestito da tre manopole che permettono di dosare l'effetto in modo abbastanza preciso e puntale. E' presente inoltre un selettore che trasforma l'Uni-Vibe in un vibrato vero e proprio, dato che di default lavora con questo effetto particolare di rotazione-diciamo phaser-chorus.

Senza entrare in una valanga di dettagli e tecnicismi inutili da super-capiscione (quale io decisamente non sono) vorrei venire decisamente al dunque circa questo pedale. Innanzitutto bisogna capire quello che non fa: non è un chorus, non è un tremolo, non è un phaser. E' un pedale con un suo sound caratteristico, molto caratteristico, il cui uso va quindi dosato con una certa attenzione. 

Diciamo poi che tende a produrre un sound decisamente psichedelico ma se usato a vanvera rischia di impastare tutti i suoni. Mentre l'effetto Vibe rimane piuttosto cristallino, l'effetto di base tende a scurire il suono della chitarra: quindi bisogna lavorare un po' sulle manopole, sui pick up e sui toni dell'ampli. Richiede del lavoro ulteriore se usato con il distorsore. Anche come collocazione nella catena dei pedali si richiede un po' di attenzione: io l'ho sistemato all'inizio, subito dopo il Wha-Wha e prima del distorsore per poter mantenere un certo controllo sulle timbriche generali. Il pedale è comunque un true by-pass quindi non scoccia quando è disattivato. L'Uni-Vibe non costa pochissimo, ma si può acquistare. L'effetto che produce è molto bello, ma deve piacere: non si può usare sempre e dovunque, richiede pazienza, impegno, un po' di applicazione personale e va sperimentato di volta in volta. Non è il classico pedale che lo pigli, lo attacchi e vai... Sicuramente lo pigli e lo attacchi, ma poi ci devi perdere un po' di tempo. Non indicato per chi va di fretta.

Per qualcuno sarà pure un po' datato, per altri (come me per cui oltretutto la lentezza è uno stile di vita) è molto affascinante...   

Insomma non è un pedale qualsiasi. Siccome ha un sound particolare, richiede pertanto un po' di esperienza per il suo uso. Sicuramente, dopo un po' di pratica, si riesce ad ottenere una timbrica senza dubbio originale, un po' vintage e di certo non comune fra i chitarristi "standard": con l'Uni-Vibe ci si distingue di certo e non si passa inosservati. Però, ripeto, bisogna lavorarci un po': non è un semplice chorus. Molto bello l'effetto che si ottiene con la Rickenbacker 660, decisamente originale il risultato con la Rickenbacker 360/12

Personalmente mi piace molto quel tocco psichedelico che dà al suono, quella timbrica sospesa così particolare, inconfondibile e leggendaria, quel non-so-che che magari al chitarrista più esperto porta a chiedere: "ma che c'hai l'Uni-Vibe?"

Comunque un pedale impegnativo e deve piacere come sound (da provare prima quindi), non c'è che dire: e comunque non fruscia per niente. E scusate se è poco.