martedì 8 luglio 2014

Il Plettro

Sembrerà forse una sciocchezza, ma il plettro ha un ruolo importantissimo nel rapporto fra un chitarrista, le sue mani e la sua chitarra. Questo principio, secondo me, vale per tutte le chitarre, ma vale in maniera molto rilevante per una chitarra come la Rickenbacker 360/12.

Ovviamente io parlo per la mia esperienza personale. Pertanto non è detto che per altri chitarristi sia la stessa cosa. Diciamo che quindi in questo post io racconto la mia storia che in quanto tale resta opinabile ed aperta a qualsiasi critica e discussione.

Vediamo di partire dal principio.

Appena acquistata questa Rickenbacker 360/12 ho allegramente preso il plettro che solitamente uso per suonare le mia altre chitarre. Premetto che tendo di solito ad usare plettri piuttosto morbidi perchè mi ci trovo particolarmente bene nel suonare soprattutto le chiatrre ritimiche. Sto parlando di plettri di 0.73mm: insomma plettri un po' più morbidi della media.

Ebbene usando un plettro di questo spessore, la Rickenbacker non suonava come volevo: facevo molta fatica a gestire la dinamica della chitarra. Come ho scritto nel post relativo ai magneti Hi-Gain della Rick 360/12, la dinamica è la sensibilità della chitarra: messa in soldoni, la dinamica consiste nel "pesto forte sulle corde escono suoni forti, suono delicatamente, escono suoni delicati".

Invece durante le mie prime suonatine, la Rickenbacker aveva una dinamica ingessata: suonava sempre troppo forte, troppo invadente, troppo chiassosa. In considerazione poi delle caratteristiche dei pick up Hi-Gain, bastava una minima pressione per far distorcere tutto. Inoltre, il plettro mi si incastrava in mezzo a tutte le corde. Insomma una dramma, una tragedia, una catastrofe. 

Non sapevo come risolvere il problema: non c'era verso di mettere d'accordo mano destra e chitarra. Un bel vicolo cieco...

Una sera, il mio amico Massimo (grande chitarrista rock-blues anche lui della "old-skool"), durante una prova con gli "Screams in the Backyard", mi chiede se volevo in omaggio alcuni suoi plettri che lui non usava più perchè troppo morbidi. Io li ho presi giusto perchè, come dicevo prima, tendo ad usare plettri morbidi: ma questi erano veramente molto morbidi. Si trattava di plettri 0.38mm che lì per lì mi hanno fatto pensare: "e che ci faccio con 'sti veli?".

Ho provato a suonarci qualcosina con la mia Telecaster American Standard e devo dire che non erano proprio il massimo della libidine. Poi: l'illuminazione! Poso la Tele ed afferro la Rickenbacker: MIRACOLO!

La Rickenbacker suonata con un plettro da 0.38mm suonava come l'orchestra filarmonica di Berlino! I suoni perfetti, la dinamica completamente recuperata, la distorsione cronica sparita. Il plettro poi volava sulle corde senza mai incastrarsi negli stretti spazi fra le coppie di corde. Incredibile! Torna il sorriso sul volto del vetusto chitarrista ritmico!

Si può arrivare con un plettro simile a livelli tali di finezza che sono difficili da rendere a parole. Tanto per dire: riesco addirittura a suonare la Rickenbacker 360/12 come una 6 corde suonando solo le 6 corde-madri (quelle tipiche delle 6 corde) e in questo modo ho potuto sentire come può suonare una Rickenbacker 360. Fantastica.

Ecco pertanto la lezione che ho imparato con la mia esperienza.

Penso che la Rickenbacker 360/12 necessiti di un plettro molto morbido (0.38mm appunto) per poterne apprezzare in pieno tutte le sue potenzialità, sia per le ritimiche che per i solisti. Plettri troppo rigidi rendono questa chitarra inservibile: credetemi. C'è da impazzire. Alla fine con pochi centesimi si riesce non solo a risolvere un sacco di problemi legati all'uso dello strumento, ma si riescono a tirare fuori suoni, tonalità, arpeggi, timbriche altrimenti irraggiungibili.

Personalmente uso un plettro Dunlop 0.38mm: perfetto. costa pochi spiccioli e vale veramente tanto. Quelli troppo economici (si parla di roba dal costo infinitesimale che ti tirano dietro come omaggio se compri ad esempio delle corde...) non vale la pena di usarli perchè semplicemente non sono all'altezza.

In conclusione. Il plettro non è un pezzo di plastica del tipo uno vale l'altro. Bisogna trovare il proprio plettro (in spessore, forma, impugnatura, omogeneità di flessibilità, qualità complessiva) e tenerselo ben stretto.

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